‘’Nessuno è poeta se non può assolutamente fare a meno di scrivere.‘’ (Graffito su muro cittadino)
Questa affermazione è assolutamente vera per Mara Turdo, perché Mara è scrittura. Tutto quello che sente e vive è riversato nelle sue liriche. Con passione e impeto ci fa abitare in modo vicario la sua essenza. “Dentro il mio respiro”, silloge che raccoglie cinquanta delle sue poesie, è un insieme di frammenti di vita, che Mara con trasporto ci dona, contagiandoci.
La sua scrittura, come la sua vita, è fatta da un apprendistato lungo e strenuo e il risultato è una sorprendente vena poetica, pulsante e ispirata da urgenza di condividere. I sentimenti, non più imbavagliati, prorompono e si propagano come sassi lanciati nelle acque di un lago. Il suo stile letterario è al contempo calato nella contemporaneità e distante dalle tendenze letterarie correnti. La sua poesia è simile solo a se stessa, è inquieta ed esprime potenza. La sua creatività a briglie sciolte necessariamente deve uscire dai luoghi conosciuti e si deve confrontare con il linguaggio reale, quotidiano. Frasi, suoni e immagini si trasformano in avventura del sentire autentico, con la tensione stilistica insita nelle assonanze e dissonanze; la parola diventa segno grafico per esprimere gli impulsi intimi e le emozioni allo stato puro.
La raccolta di liriche ‘’Dentro il mio respiro’’ è suddivisa in quattro sezioni:
In Versi sparsi, Mara non utilizza la frase come esercizio controllato di stile, al contrario procede per illuminazioni e cascate di parole, emorragia lirica di sentire. Si lascia afferrare per mano da una suggestione, da un lampo colto anche grazie alla sua intelligenza nel saperlo vedere e si lascia trasportare e vivere, portando con sé noi lettori. Ci rende partecipi, ci fa sentire, dipinge per noi con le parole e ci apre la porta della sua psiche, fatta di rovi e di seta, di vulcani e di algide vette.
Con A filo di pelle viene messo alla prova il concetto di ‘’amore poetico’’, che non e’ quello tenero e affettuoso, ma quello che ti scava dentro, nel bene e nel male, e confonde i sensi altalenanti con ‘’sussurri e grida’’. I versi si aggrovigliano alle dita e restano sospesi in un’estasi di sensualità.
In Ricordo e in-canto, la raccolta di scritti vira verso il racconto poetico, animando luoghi e oggetti. Mentre dipinge gli spazi del suo mondo e della memoria, Mara ci narra frammenti di vita, vita impigliata, ne svolge le corde e ne palesa gli aspri tormenti, le contrastate dolcezze. Degli oggetti crea un’intima storia immaginaria, metafora del pellegrinaggio interiore. E' nel ricordo che Mara Turdo più riesce a evocare il sentimento intimo delle cose senza inutili rimpianti, quasi raccontando una fiaba.
Dedicato a .... Questa, come dice lo stesso titolo, e’ la sezione dedicata alle persone che hanno lasciato un segno nella vita di Mara. Il modo istintivo e irruento di Mara Turdo di donare amore a quanti, per ragioni diverse, l’hanno toccata nel profondo è tangibile. I suoi versi scorrono leggeri e carichi di sentimento, sono luogo in cui intrecciare pensieri, sensazioni e momenti di vita in comune.
Della sua vita vorrei lasciar narrare le sue stesse parole:
‘’Sono nata a Roma nel 1964, ho vissuto a Palermo ma per lavoro ho sempre viaggiato. Dal 2001 non mi sono più mossa da Palermo. Ho cominciato a fermare i miei pensieri su carta non appena ho saputo scrivere, non appena ho capito come funzionassero le vocali e le consonanti, così ho iniziato. Vere poesie le ho scritte soltanto nel 2006, lo ricordo benissimo. Nasco come doratrice a foglia d'oro, presso laboratori di antichi restauratori, quella è stata la mia scuola. Io non vengo dall'accademia, vengo da botteghe d’arte, tanto che quando mi hanno chiamata per fare da docente a dei corsi di restauro di mobili antichi e di doratura a foglia d'oro mi è sembrato uno scherzo. Ho lavorato poi in prestigiosi laboratori di Roma e ho toccato con le mie mani delle opere da meraviglia. Allora però non mi rendevo conto che tutto questo mi ha reso quella che sono, con l’amore e la sensibilità verso ogni forma d’arte. Di me non voglio dire altro, solo che devo la vita alle parole... ma questo te lo dico all'orecchio....’’
(Lucilla Trapazzo, artista e critica)
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